
Oggi abbiamo incontrato Letizia Michelucci e suo marito Francesco, titolari del brand di abbigliamento per bambini Tissa.
Letizia, riminese di nascita, si è laureata in Economia e Commercio a Bologna. Ama il mare, lo sport ed è soprattutto mamma orgogliosa di Gabriele e Davide, oltre anche anima e cuore pulsante di Tissa.
Andiamo a conoscerla meglio.
Raccontaci un po’ come e quando è iniziata la tua avventura con Tissa.
Lo ricordo perfettamente: era una sera di inizio Febbraio, e correva l’anno 2009. Ero a cena con la famiglia. Mio marito Francesco, imprenditore in tutt’altro ramo, era alla ricerca di diversificazione. Così, ispirato dai nostri due figli, mi disse: “Perché non facciamo un’attività dettata dalla passione che hai per la moda, senza bisogno di compromessi, basata sul benessere dei bambini, da gestire tutta in famiglia? Tu disegni e io ti organizzo l’azienda intorno “.
Io, col freno di chi affronta tutto con estrema serietà e umiltà, ma col cuore che già aveva preso uno strano ritmo forsennato dissi “NI”. Quella notte non dormii.
La settimana seguente incontrai i modellisti mentre Francesco era alla ricerca delle facon.
Qual è il tuo concetto di moda per bambini?
Confort e libertà di movimento ma con grande attenzione alla qualità e allo stile. Abbinamenti facili ma ricercati e grande attenzione al mix and match. E’ bello, oltre che doveroso al giorno d’oggi, dare ai genitori la possibilità di entrare nel mondo “tissa”, e dei brands di ricerca in generale. Con un numero ragionevole di capi si può affrontare la stagione. Per la cerimonia, la vita quotidiana, la scuola o il tempo libero, sempre con sobrietà e stile. Un apice di eleganza è subito sdrammatizzato da un particolare che strizza l’occhio al casual, per un connubio unico e ben riconoscibile.
E tu, come eri da bambina? C’è stato un episodio che ha influenzato il tuo modo di vedere l’abbigliamento per i più piccoli?
Ero e sono tutt’ora molto riservata, ho sempre preferito “essere” piuttosto che apparire. Parto piano piano ma poi sulla lunga distanza tiro fuori una forza che non ha eguali. O almeno, questo è quello che sostiene Francesco. Nonostante lui me lo ripeta come un mantra, vi prego di prenderlo con beneficio di inventario, dato che sono incapace di esprimere giudizi positivi su me stessa. Sempre secondo Francesco, trovo sempre il lato positivo negli altri e difficilmente vado in attrito, neanche quando mi si calpesta. Solo che, a quel punto, il cuore mi diventa brachicardico nei confronti dell’interessato. Non posso farci niente. Questo mio particolare modo d’essere l’ho da sempre tradotto anche nel mio modo di vestire creando da subito tra parenti e amici uno stile “tissa”. Poi, con l’avvento dei figli, l’interesse per l’abbigliamento baby e junior è definitivamente esploso.
Nelle collezioni “tissa” è molto forte l’attenzione alla natura e all’ecologia, associati a valori come libertà, benessere e salute. Come si traducono questi termini nei capi che crei?
Hai praticamente enunciato i capi saldi della mia filosofia di vita e di “tissa”, intesa come brand. Non c’è una vera e propria formula per far capire questo attraverso le collezioni, ma a te è arrivata, evidentemente. Sono proprio la passione e la dedizione con cui ci si cimenta che hanno anima propria. E questa essenza pervade anche le cose materiali alle quali viene applicata, come i vestiti appunto. Questo viene trasmesso grazie a piccoli particolari, spesso evidenti solo all’occhio attento, al contrario di colori chiassosi e orpelli leziosi.
Parlaci della nuova collezione realizzata in collaborazione con Nina che hai presentato recentemente a Pitti. Chi è Nina e di cosa si tratta? E soprattutto, come è nata l’idea?
Nina è la bimbetta a pois rossi nata dalla delicatezza meravigliosa di Eloise Morandi. Rappresenta un po’ una mia versione cartacea, sempre presa nei suoi viaggi immaginifici “and the other little things”. Mi sento molto una Nina in carne ed ossa. Proprio per questo è nato subito un bel feeling con Eloise. E’ stato veramente molto naturale creare la Capsule Collection, all’interno della collezione PE 2014. Eloise ha raccontato appositamente per noi la storia di Nina che balza dentro i capi beachwear, alle tshirt e ad un vestitino “tissa” che fa letteralmente da tela bianca per il più emozionante dei sogni: la coltivazione delle stelle. Questo ci insegna che ” I sogni sono come fiorellini, bisogna prendersene cura affinché si realizzino”.
Questa nuova amicizia è nata anche grazie a quel gran Comunicatore che risponde al nome di Giacomo Cavalleri e a sua moglie Mircea, che con Kidsrevolution propongono un incubatore di idee, artisti e aziende d’avanguardia con un modello di B2B innovativo destinato a lasciare il segno rivoluzionando il concetto attuale di retail.
NINAXTISSA è il co-brand nato dall’incontro di Tissa e Nina, col patrocinio di Kidsrevolution che lo rappresenta nel mondo dei bambini e non solo. Abbiamo scoperto infatti che piace molto anche ai genitori!
Cosa ci dici del progetto “Everything is tissable”?
Everything is tissable è una linea di t-hsirt che brillano di luce propria e al tempo stesso sdrammatizzano abbinamenti altrimenti un po’ seriosi, come spiegavo poco fa.
Il gioco viene raccontato da alcuni simpatici personaggi. Altro non sono che portatori di un messaggio, ovvero che gli estremi possono convivere in armonia, senza equilibri forzati. Possono farlo in modo costruttivo, arricchente, unificante. Insomma “everything is possible”…cioè “tissable”. Ed è così che una languida e sportivissima struzza può innamorarsi di un riccio pigretto e un po’ spinoso o di una talpa sorniona che non vede al di là del proprio naso. L’ultimissimo tema di questa simpatica capsule narra di una coinvolgente jam session tra un coccodrillo, elegantissimo violinista, e una tartaruga un po’ attempata, rockettara sfegatata.
Sono sempre di più le aziende italiane acquistate da multinazionali. Ultima in ordine di tempo, la griffe del cachemire Loro Piana, acquistata dalla holding francese Lvmh. Che cosa rappresenta per te il made in Italy? Che cosa è rimasto, ma soprattutto, si può ancora parlare di made in Italy?
Il discorso meriterebbe da solo un lungo dibattito. Il fatto stesso che “Made in Italy” sia tra le diciture più falsificate al mondo dimostra la grande attrattiva che l’Italia ha per gli altri paesi. Per un giovane brand italiano come “tissa” credo sia un valore aggiunto da portare avanti. Il made in Italy può aiutare a ritagliarsi una fetta di mercato ma, in quanto tale, va rispettato. Anche se oggi è veramente difficile. Da un lato resistiamo a livello stilistico e di design, dall’altro abbiamo dei costi del lavoro che reggono solo se applicati sui beni così detti di lusso. Qui subentra il concetto di stile e di arte. Lo stesso che rende possibile attribuire ad un oggetto un valore molto più alto di quello reale.
In un’ottica di trasparenza e giustizia credo sarebbe logico imporre un distinguo intermedio: “Designed in Italy”, che comunque ha un suo valore intrinseco.
Noi vogliamo resistere nel proporre il vero Made in Italy. Sia per quanto riguarda i materiali che lo stile. E speriamo continui ad incontrare il gusto del pubblico, per un rapporto qualità-prezzo ottimo, dato che proponiamo una qualità eccellente ad un prezzo medio.
Infine, uno sguardo al futuro. Quali sono i progetti?
Amore, amicizia, freschezza, colori raffinati, stile, comodità, tessuti favolosi. E poi aumentare il volume d’affari sia in Italia che all’estero, per poter continuare a fare del bel Made in Italy. Insomma: equilibrio tra tradizione e innovazione, tra passato e futuro. Everything is tissable, no?
Visitate il sito di Tissa.it.