
Quante volte abbiamo usato l’espressione “scoprire l’acqua calda”, senza realmente pensare al suo significato? Spesso le attribuiamo un’accezione negativa, per deridere qualcuno che si vanta di aver inventato qualcosa che esiste già.
Questo non si può dire del gruppo di progettazione acquacalda, che opera nell’ambito del design sperimentale. Sperimentale, nel senso che si basa sull’esperienza, e quindi sull’esperimento.
Le ragazze di acquacalda design, Federica Castagno e Sara Petrucci, inventano oggetti di uso comune talmente semplici e geniali, che fanno esclamare: ma come ho fatto a non pensarci prima?
Noi di Chiccherie.net le abbiamo intervistate, per farci raccontare qualcosa in più sul loro lavoro.
Come inizia la vostra storia?
Dopo aver frequentato entrambe l’Istituto Europeo di Design a Torino abbiamo avviato un rapporto di collaborazione che nel Agosto del 2009 ha dato origine ad acquacalda; lo studio ha intrapreso fin da subito una serie di rapporti di collaborazione con alcune realtà del panorama del design torinese estendendo progressivamente il proprio intervento ad altre realtà nazionali ed estere. In parallelo, ha approfondito lo sviluppo di alcune collezioni di libera concezione presentate ad alcune delle più accreditate fiere di settore, tra queste: “Fisica applicata” e “Progetti di ispirazione geometrica”.
Proponete un design di ispirazione geometrica, dove la bellezza si abbina alla concretezza. Nei vostri progetti l’estetica è al servizio di un bisogno o il contrario?
Utilità ed estetica sono due valori per noi correlati, riteniamo che una corretta interpretazione formale sia la diretta conseguenza di un metodo di progettazione lineare che parte dai presupposti funzionali dell’oggetto per restituirne la forma.
Secondo voi, a quali bisogni dovrebbe rispondere il design?
I bisogni che il design deve soddisfare sono sicuramente numerosi e spesso differenti o addirittura in antitesi tra loro. L’occorrenza di un prodotto è quella di soddisfare appieno una determinata richiesta. Tutto dipende dal contesto, ad un’esigenza di prodotto specifica corrisponde un ventaglio ben assortito di risposte e soluzioni opportune che è assolutamente necessario saper individuare. L’equilibrio è ciò che conta davvero, un prodotto ben riuscito si mostra come sintesi di valutazioni accurate in relazione all’ambito d’intervento e le sue peculiari necessità.
Acqua Calda, come scoperte semplici eppure geniali. Il tagliere “diversamenteuguale”, il dispenser “Uno per tutti, tutti per uno”, solo per citarne un paio. Seguite un metodo per trovare nuove idee?
Il nostro metodo si basa sulla logica deduttiva tipica del metodo scientifico. Ipotesi, ragionamento e prodotto come dimostrazione.
L’aspetto ecologico è particolarmente importante nelle vostre creazioni. Secondo voi il consumatore è diventato più critico, consapevole, informato rispetto al passato?
Il consumatore è necessariamente sempre più portato, in fase di scelta e di acquisto, a farsi muovere dal contesto sostenibile del prodotto. Suggestionato dai contemporanei fenomeni di forte sensibilizzazione, mostra una maggiore consapevolezza in riferimento non solo alla natura stessa del prodotto ma anche e soprattutto al suo ciclo di vita. Il consumatore contemporaneo, operando la sua scelta ed il suo acquisto, si fa carico di alcune nuove responsabilità estranee al “consumatore del passato”. Un punto di vista critico ed una concreta consapevolezza di quanto e cosa possa essere veramente una “formula ecologica di prodotto”, di cosa possa realmente significare e rappresentare, sono comunque attributi necessari a chi compra per distinguere ciò che realmente risponde ai requisiti evidenziati da ciò che solamente ne parla attraverso una buona comunicazione.
Spesso si usa la parola “design” in riferimento ad oggetti costosi. Al contrario, secondo voi, il design dovrebbe essere democratico e accessibile? Come si fa?
Il design è ovunque e ad ogni costo, ogni cosa che vediamo è stata pensata, progettata e, in un modo o nell’altro, è stata prodotta e distribuita per raggiungerci. Secondo noi il design è accessibile in quanto riscontrabile e riconoscibile in molte delle cose “semplici” che abbiamo, è solamente necessario individuarlo nella sua forma più genuina ed esplicita. Si tratta di un malinteso terminologico che tende a scindere il significato dal significante, si tratta di un fenomeno di impersonificazione che converte il design da disciplina ad attributo.
Sono tantissimi i giovani designer che si stanno facendo spazio nel nostro paese. Secondo voi, cos’ha in più il design italiano e cosa gli manca?
La creatività in Italia è sicuramente una qualità imperante, un atteggiamento mentale culturalmente ben inserito ed apprezzato, approfondito e sviluppato da molti. Quello che in parte manca alla inventiva italiana nell’ambito del design è la sintesi, il completamento del percorso creativo con un risultato finale materiale, in grado di soddisfare appieno i requisiti funzionali e pratici di tale disciplina.
Quale oggetto, tra quelli che avete prodotto, amate particolarmente?
La bilancia di Archimede, per la sua semplicità ed immediatezza.
Chi è uno dei vostri designer preferiti?
Non ci sono designer che preferiamo ad altri, troviamo il lavoro di molti interessante ed approfondito, ma preferiamo focalizzare la nostra attenzione sulle qualità del singolo progetto in relazione al suo contesto piuttosto che sulle personali qualità del progettista.
Un consiglio per i giovani aspiranti designer?
Custodite e preservate le vostre idee, valutate il lavoro degli altri con discrezione e consapevolezza per concretizzare il vostro personale modo di operare e di progettare, l’esclusività e la singolarità del vostro punto di vista conta davvero molto.