Intervista al designer: Alicucio.

Intervista al designer: Alicucio.

Alicucio, il brand dell’artista siciliano Arcangelo Favata, ci ha subito affascinato e incuriosito, portandoci in un mondo fatto di giochi antichi e oggetti piccoli, ma preziosi, realizzati in legno.
Noi l’abbiamo intervistato per farci raccontare qualcosa in più. Continuate a leggere per scoprire cosa ci ha detto.

Ti senti più artista e artigiano. Qual è il percorso che ti ha portato a dar vita ad Alicucio?
Ho frequentato un Istituto D’arte indirizzo mobile poi l’accademia nella sezione scultura, infine mi sono laureato con una tesi in design. Alicucio è nato come contenitore dove poter mescolare tutte e tre le cose, mi sento più Alicucio.
Ho letto che per te non esiste il concetto di “rifiuto” in natura. Qual è il recupero più straordinario che hai fatto?
Credo l’aver realizzato una intera serie di oggetti funzionali per un locale di Torino attraverso la trasformazione di materiale recuperato all’interno stesso del locale, da vecchie sedute e tavoli sono nati dei mobili sparecchia tavola, dei divanetti, degli sgabelli, dei tavolini. Con i vari scarti di legname ho realizzato l’intero rivestimento perimetrale dello spazio, compreso il bancone e per finire con gli scarti di lavorazione ho realizzato delle lampade.

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Perché hai scelto proprio il legno?
È un materiale che si presta molto bene alla trasformazione, è un materiale nobile e attualmente è quello che riesco a recuperare con più facilità.
Il legno è sicuramente un materiale senza tempo. Credi che le tue creazioni si possano adattare ad ogni genere di arredamento? Dal più moderno al più classico?
Onestamente non mi sono mai posto questa domanda, ogni volta che realizzo un oggetto lo penso sempre come una scultura e non come un oggetto da adattare.
Una delle tue opere è un omaggio a Paul Klee, celebre pittore astrattista. Ci sono altri artisti del Novecento che ispirano le tue creazioni? Pensi di realizzare una collezione di oggetti interamente dedicata a loro?
Klee è stato un caso, la mia ispirazione nasce dagli oggetti o dal materiale stesso che vado recuperando, di volta in volta è il materiale che mi indica la strada da intraprendere.
Tra gli oggetti che hai realizzato ho visto anche una macchina fotografica di legno. Cosa rappresenta?
È un modo diverso di vedere il mondo che ci circonda, come diceva un famoso fotografo le foto non si fanno con la macchina fotografica ma si fanno con la testa, con gli occhi,con il cuore.
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Qual è il concetto alla base delle tue creazioni?
Alla base c’è la voglia di raccontare storie, vedo gli oggetti o il materiale che recupero come un libro di racconti, rovinato, usurato dal tempo, alcune pagine si sono cancellate ed io cerco di riscriverle e dare nuova fluidità alla storia.
Credi che ai prodotti fatti a mano, all’artigianato, venga dato il giusto valore?
PER NIENTE! Lo si evince dal fatto che molte scuole come gli istituti d’arte non esistono più! Le nuove generazioni stanno crescendo in un mondo virtuale dove l’aspetto manuale-creativo è quasi inesistente.
Secondo te a quali bisogni dovrebbe rispondere il design?
Penso che non siano tanti i bisogni a cui dovrebbe rispondere il design o quanto meno non a tutti quelli che sono stati creati dall’uomo, oggi c’è una produzione smisurata di vari oggetti che non hanno senso di esistere, come diceva Munari: che senso ha progettare un nuova sedia? Ne abbiamo già progettate e realizzate tantissime, sarebbe più corretto rendere quelle già prodotte più funzionali, io riutilizzo ciò che è stato già prodotto riassemblandolo per cercare di dargli una vita più lunga dell’inceneritore.
Qual è l’oggetto di design che per te rasenta la perfezione?
Ogni oggetto ha le sue imperfezioni, quelli che preferisco sono quelli faidate che rispondono ai bisogni reali di chi se li realizza.

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